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“una ragazza cui la gente vorrebbe davvero bene”
tavola #1071: una ragazza cui la gente vorrebbe davvero bene

storyboard

clicca per espandere ==== vignetta #1
Kimiko Nanasawa: <Reh? Cosa?>
Miho: <È una ragazza cui la gente vorrebbe davvero bene, se fosse reale?>
==== vignetta #3
Kimiko Nanasawa: <Ce… certo che lo è.>
==== vignetta #4
Miho: <Phuu.>
Miho: <Non ci credi più di quanto ci creda io.>
==== vignetta #5
Miho: <La gente è toccata profondamente da personaggi come lei.>
Miho: <Ragazze imperfette, spezzate, che suscitano un desiderio di salvare, di proteggere, di amare…>
==== vignetta #6
Miho: <Ma solo in contesti di fantasia.>
Miho: <Mai nel mondo reale.>
==== vignetta #7
Miho: <Merita una vita, quando può essere amata solo se non è reale?>

console

<lazyboy>

“Alfabestie”

martedì 2007-06-05

Ok.
Wow.
E' un po' che non scrivo su queste pagine - saranno tre anni, almeno - e fa sempre un certo effetto. Quasi quasi mi commuovo ;_;
Ma torniamo a noi. Mi è stato gentilmente concesso questo spazio cosicché io possa portare avanti i miei biechi obbiettivi di spam.
Così come avevo avuto modo tempo fa, con Clem131 alias Cementino, di fare un po' di pubblicità attorno alla nascita del Covo degli Sbronzi, oggi posso farlo con la mia nuova creaturina, nata da solo pochi giorni (anche se, in realtà, si aggira nei meandri del mio pc già da un po'). Si tratta di un fumettino "sperimentale", rigorosamente in bianco e nero, i cui protagonisti sono le lettere dell'alfabeto (sì, insomma, la A, la B, la C ecc.), che come tutti quanti noi vanno in giro, discutono, litigano, si innamorano, si sbudellano. E siccome, sempre come noi, sono un po' bestie nell'animo, le ho ribattezzate Alfabestie.
Paradossalmente, pur essendo i personaggi la base del linguaggio scritto, ho deciso di fare a meno delle parole, così i dialoghi sono costituiti da semplici simboli. Questo, come vantaggio, rende il fumetto fruibile da una platea internazionale e, soprattutto, permette a una platea internazionale di ricoprirmi di insulti. Che è sempre un bel privilegio.
Detto questo, basta annoiarvi, vi invito semplicemente a buttare un occhio alle mie Alfabestie e, magari, anche a lasciare un commento, dicendomi cosa ne pensate.
Un abbraccio a tutti quanti (che sarete, adesso, molto più numerosi di quando pure io traducevo questo fumettone, quindi devo allargare le braccia).

<zviad>

Corn candy

“4500 grammi di zucchero”

martedì 2007-12-25

Sono tornato a casa, in anticipo (come molti di voi non sapranno, faccio la dura vita dello studente fuori sede). Il che mi fornisce una certa quantità di tempo in esubero, ora che mamma gestisce le mie necessità primarie. Lesto, ho usato parte di questo tempo per tradurre… striscie DTM. Che sono una noia da tradurre, perché spesso non c'entrano niente con la storia, perché spesso sono piene di testo, perché spesso contengono oscure (per me che non sono così pregno di cultura nordamericana) referenze a cose/luoghi/eventi statunitensi che spesso non si sa se lasciare come in originale, tradurre, o trasportare nella cultura italiana.

Fortunatamente, la sempre pregevole Wikipedia arriva a corroborare le mie scarse conoscenze. La tavola di oggi è un esempio in cui senza la Wikipedia avrei dovuto lasciare tutto in originale per manifesta ignoranza. Sto parlando della terza vignetta, in cui c'è un piccolo campionario di dolcetti; in originale abbiamo:
  • candy corn: caramelle a forma di mais (da cui la foto presa appunto da Wikipedia, che tra l'altro ci informa della loro composizione: zucchero, sciroppo di mais e miele - con coloranti diversi a seconda del periodo: rosso per il Natale, marrone per il ringraziamento, arancio per il resto dell'anno (o per Halloween?);
  • nerds ropes: l'ho tradotto piuttosto impropriamente con "goleador" (ve li ricordate, ah, l'infanzia!) per la forma e il gusto simile;
  • rock candy: sono bastoncini su cui viene fatta cristallizzare una soluzione satura di zucchero, molto affascinanti da sciogliere nel tè, ma anche da leccare perché no? sembra però che siano originari della Cina, presenti sia nella cucina che nella medicina (e poi uno dice l'omeopatia…).
E ora scusate, che è ora di pranzo.