martedì 2003-10-07
Mercoledì ho visto di persona
Chuck.
Per chi non lo sapesse, Chuck è
Chuck Palahniuk.
Per chi non sapesse chi è, Chuck Palahniuk è l’autore di
Fight Club e altri libri straordinari.
Con questo, in poche righe sono riuscito a scrivere quattro volte Chuck. Cinque, con questa.
Fatto sta che il suddetto scrittore era in tour in Italia per presentare il suo nuovo libro,
Ninna nanna (il cui titolo originale è Lullaby: il significato è lo stesso, ma suona molto meglio), e si è trovato così a passare mercoledì 1 ottobre per la libreria Feltrinelli di piazza Piemonte, a Milano. Non proprio casualmente mi sono trovato anch’io, in contemporanea, a passare da quelle parti.
Ah, mi ero dimenticato di dirvelo, ma Chuck Palahniuk è uno dei miei scrittori preferiti.
Il controverso autore americano è stato affiancato da
Boosta, tastierista dei
Subsonica, la cui presenza non è risultata gradita ad alcuni fondamentalisti palahniukiani, ma devo dire che –a parte un pippone iniziale lungo un po’ più del dovuto- il musicista (che peraltro apprezzo) se n’è stato tranquillo e non ha dato fastidio.
L’incontro è cominciato con la lettura di un racconto inedito di Palahniuk (tradotto in italiano), interpretato per l’occasione da un nostro compatriota, intitolato
Guts, ossia budella. Premessa dello stesso autore: finora, nel corso del tour di Palahniuk in giro per il mondo, all’ascolto di questo racconto sono svenute ben 33 persone. Gente che sviene alla sola lettura di un brano? Confesso che inizialmente ero scettico anch’io. Ma
Guts è un racconto talmente rivoltante, talmente intenso e ricco di particolari pungenti, da farti star male fisicamente. Ve lo giuro, mercoledì a Milano sono svenute ben 3 persone, l’ho visto coi miei occhi!
Al di là dell’efficacia della scrittura, confesso che il racconto in sé non mi è piaciuto molto, ma ho invece apprezzato il modo in cui Chuck ha risposto alle domande del pubblico, con genuino interesse, ironia e grandissima disponibilità, soffermandosi su quelle particolarmente interessanti, liquidando –com’è giusto- quelle banali, fatte quasi solo per poi poter raccontare di aver chiesto qualcosa a un personaggio famoso. Certo, uno avendo letto i suoi libri si aspetterebbe chissà quale psicopatico sovversivo, mentre dal vivo Chuck si presenta come un ragazzo sorridente e pacato, tuttalpiù un po’ perverso, ma forse anche per questo mi è piaciuto, perché non tenta di essere ad ogni costo un personaggio.
Insomma, sono stato proprio contento, questa è una di quelle cose che ti rendono una settimana memorabile. Ma aspetta, mi sembra che sia successo anche qualcos’altro, qualcosa di secondario… ah, sì! Il giorno dopo mi sono laureato… niente per cui valga la pena di surriscaldarsi, per carità, dato che si tratta di una laurea triennale in Scienze della comunicazione, altresì nota come
Scienze dell’Aperitivo, ma è comunque una piccola soddisfazione.
Dopotutto, in questi tre anni di università, ho acquisito una notevole esperienza nel trovare argomenti per aperitivi, nello scovare informazioni inutili da raccontare agli amici per risultare simpatici (lo sapevate che
Robert del Naja dei
Massive Attack ha origini napoletane?), nell’usare parole inintellegibili per passare per persone acculturate e così via.
Tanto per la cronaca, il titolo della mia tesina era:
“I processi persuasivi in pubblicità: l’Elaboration Likelihood Model”; non ho ancora finito di leggerla, ma sono pressochè sicuro che l’assassino sia il maggiordomo…
E adesso? E adesso non lo so, innumerevoli possibilità mi si propongono per il futuro. Bienni di specializzazione, proposte di lavoro e soprattutto progetti, progetti e ancora progetti. Non riesco a vivere senza progetti (e chi ha letto il rant di
Clem di un po’ di giorni fa sa cosa bolle in pentola fra le altre cose…).
E’ eccitante. Mi viene in mente l’inizio di una canzone dei
Guano Apes:
“I’ve got a snowboard under my feet, i can fly so high i can fall so deep.” (o qualcosa di simile). Insomma, o voli o precipiti.
Che poi, a riflettere un attimo sul nome di sto gruppo… le scimmie di guano (il guano, per chi non lo sapesse, è merda di uccello). Ci si potrebbe inoltre dilungare sul concetto di
ape, poiché in realtà in inglese vengono usate due distinte parole per riferirsi alle scimmie: una è
monkey, che indica le scimmie con la coda, l’altra è, per l’appunto,
ape, che indica le scimmie senza coda (tipo i gorilla). Uh… si parlava di informazioni inutili, no? Non c’è che dire, si vede proprio che sono un laureato in scienze della comunicazione ;)